
Giugno 2019 - Conferenza Stampa del Forum delle Associazioni Sociosanitarie
tratto da SIR - Agenzia di Informazione
Forum associazioni sociosanitarie. Bova (presidente): “Insieme per combattere la cultura dello scarto”
di Gigliola Alfaro
Lunedì 17 giugno a Roma un incontro per presentare gli obiettivi del rifondato Forum. A cuore la vita, dal concepimento alla sua fine naturale, e la lotta alle disuguaglianze nella salute
“Sentiamo il dovere di rendere sempre più incisiva la nostra azione di promozione e di tutela della vita e della salute, specialmente nelle persone più fragili, con azioni di approfondimento culturale sui vari argomenti di nostro interesse, con azioni di testimonianza e di diffusione culturale dei nostri valori e con azioni di confronto con le istituzioni”. Per presentare questi obiettivi il Forum delle associazioni sociosanitarie, che si è costituito il 17 settembre 2018 con la firma dello statuto – una prima esperienza era stata avviata una ventina di anni fa -, ha organizzato, lunedì 17 giugno, a Roma, un incontro con la stampa. A settembre scorso hanno aderito al Forum cinque associazioni di carattere nazionale: Associazione italiana pastorale sanitaria (Aipas), Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), Associazione medici cattolici italiani (Amci), Movimento per la vita (Mpv), Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi). In occasione dell’incontro del 17 giugno sono stati ufficializzati tre nuovi ingressi: il Movimento cristiano lavoratori, l’Associazione Difendere la Vita con Maria e l’Aris. Tra i temi trattati, deriva eutanasica, aborto, salute diseguale, umanizzazione della medicina.
“Lavorare insieme ci dà più forza”,sostiene il presidente del Forum, Aldo Bova, che è medico ortopedico. Gli sta particolarmente a cuore il problema della salute diseguale: “Da diversi studi è emerso che i più poveri e incolti hanno una salute più precaria rispetto ai più ricchi e colti. Tra queste categorie di persone c’è una differenza di aspettativa di vita di cinque anni, gap che aumenta ulteriormente tra Nord e Sud Italia. È un fatto vergognoso”. Il medico cita anche uno studio dell’Istituto Pascale di Napoli: “Su 3.200 pazienti trattati con la chemioterapia, il 25-30% circa dei più poveri e incolti non risponde alle cure. Adesso è stato avviato uno studio più approfondito per comprenderne la causa”. Di fronte a questa situazione, aggravata dai ventilati tagli dei fondi a sostegno del Servizio sanitario nazionale, il Forum sociosanitario proporrà che “il Ssn organizzi delle reti territoriali”. Inoltre, a livello di diocesi “vogliamo attivare in ogni parrocchia, con la collaborazione della Pastorale della salute, delle Caritas e dell’Azione cattolica, una sentinella per individuare le persone più fragili, bisognose di prestazioni sanitarie”. Non solo: “I più ricchi devono pagare di più, deve esserci una gradualità nel pagamento delle prestazioni sanitarie”. Contro la lungaggine delle liste di attesa, che spingono i malati a rivolgersi al privato, il presidente del Forum suggerisce di fare verifiche continue della loro correttezza, assumere più medici, aumentare le borse di specializzazione, tutelare i medici dalle cause temerarie. Bova annuncia anche un convegno, ad Assisi, a fine ottobre sul tema “Salute diseguale: agiamo sulla scia di San Francesco di Assisi”.
L’incontro ha offerto anche l’occasione per il lancio ufficiale di un’iniziativa promossa dal Movimento per la vita e condivisa dal Forum: “Cuore a cuore”. “Si tratta – spiega Marina Casini, presidente del Mpv e vicepresidente del Forum sociosanitario – di un appello alle donne, coinvolgendone quante più possibile, disposte a dichiarare che il concepito è un essere umano”. Questa iniziativa, prosegue, “affonda le radici nella nostra lunga e consolidata esperienza a servizio della vita nascente, ma, nello stesso tempo, vorrebbe essere l’occasione per realizzare una nuova mobilitazione generale che promuova e consolidi la collaborazione con altre realtà associative”. Per Casini, “le donne, in maggioranza, sono dalla parte della vita”.
Al momento è stata attivata una mail dedicata [email protected], a cui è possibile scrivere per aderire all’appello.
Ampio spazio è stato dato, durante l’incontro, al fine vita, alla legge 219 del 2017 sulle dat e alle proposte di legge sull’eutanasia, attraverso l’intervento della psicologa e psicoterapeuta Barbara Costantini dell’AIPPC, che ha messo in guardia dai rischi che corrono i più deboli e fragili e, in particolare, coloro che soffrono un disagio mentale. “In Europa una persona su quattro soffre di disturbi mentali, che comprendono malattie psichiatriche e neurologiche. In Italia una legge sull’eutanasia renderà, nel tempo, quello che oggi viene presentato come un diritto una scelta obbligata, per liberare se stessi e gli altri dalla sofferenza”. Anche perché esiste una legge sulle cure palliative, la n. 38 del 2010, ma è difficile accedervi.
Per Bova, “la legge sull’eutanasia automaticamente si annulla se c’è un buon rapporto medico-paziente. Se c’è vicinanza ai sofferenti è difficile che la persona scelga di morire. L’amore è la vera e unica risposta alla sofferenza”. Rispetto, poi, alla questione dell’obiezione di coscienza che manca nelle proposte di legge sull’eutanasia, Bova è categorico: “Noi medici cattolici, a costo di andare in galera, ci rifiuteremo di eseguire un’eutanasia”.
qui per l'articolo
tratto da SIR - Agenzia di Informazione
Forum associazioni sociosanitarie. Bova (presidente): “Insieme per combattere la cultura dello scarto”
di Gigliola Alfaro
Lunedì 17 giugno a Roma un incontro per presentare gli obiettivi del rifondato Forum. A cuore la vita, dal concepimento alla sua fine naturale, e la lotta alle disuguaglianze nella salute
“Sentiamo il dovere di rendere sempre più incisiva la nostra azione di promozione e di tutela della vita e della salute, specialmente nelle persone più fragili, con azioni di approfondimento culturale sui vari argomenti di nostro interesse, con azioni di testimonianza e di diffusione culturale dei nostri valori e con azioni di confronto con le istituzioni”. Per presentare questi obiettivi il Forum delle associazioni sociosanitarie, che si è costituito il 17 settembre 2018 con la firma dello statuto – una prima esperienza era stata avviata una ventina di anni fa -, ha organizzato, lunedì 17 giugno, a Roma, un incontro con la stampa. A settembre scorso hanno aderito al Forum cinque associazioni di carattere nazionale: Associazione italiana pastorale sanitaria (Aipas), Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), Associazione medici cattolici italiani (Amci), Movimento per la vita (Mpv), Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi). In occasione dell’incontro del 17 giugno sono stati ufficializzati tre nuovi ingressi: il Movimento cristiano lavoratori, l’Associazione Difendere la Vita con Maria e l’Aris. Tra i temi trattati, deriva eutanasica, aborto, salute diseguale, umanizzazione della medicina.
“Lavorare insieme ci dà più forza”,sostiene il presidente del Forum, Aldo Bova, che è medico ortopedico. Gli sta particolarmente a cuore il problema della salute diseguale: “Da diversi studi è emerso che i più poveri e incolti hanno una salute più precaria rispetto ai più ricchi e colti. Tra queste categorie di persone c’è una differenza di aspettativa di vita di cinque anni, gap che aumenta ulteriormente tra Nord e Sud Italia. È un fatto vergognoso”. Il medico cita anche uno studio dell’Istituto Pascale di Napoli: “Su 3.200 pazienti trattati con la chemioterapia, il 25-30% circa dei più poveri e incolti non risponde alle cure. Adesso è stato avviato uno studio più approfondito per comprenderne la causa”. Di fronte a questa situazione, aggravata dai ventilati tagli dei fondi a sostegno del Servizio sanitario nazionale, il Forum sociosanitario proporrà che “il Ssn organizzi delle reti territoriali”. Inoltre, a livello di diocesi “vogliamo attivare in ogni parrocchia, con la collaborazione della Pastorale della salute, delle Caritas e dell’Azione cattolica, una sentinella per individuare le persone più fragili, bisognose di prestazioni sanitarie”. Non solo: “I più ricchi devono pagare di più, deve esserci una gradualità nel pagamento delle prestazioni sanitarie”. Contro la lungaggine delle liste di attesa, che spingono i malati a rivolgersi al privato, il presidente del Forum suggerisce di fare verifiche continue della loro correttezza, assumere più medici, aumentare le borse di specializzazione, tutelare i medici dalle cause temerarie. Bova annuncia anche un convegno, ad Assisi, a fine ottobre sul tema “Salute diseguale: agiamo sulla scia di San Francesco di Assisi”.
L’incontro ha offerto anche l’occasione per il lancio ufficiale di un’iniziativa promossa dal Movimento per la vita e condivisa dal Forum: “Cuore a cuore”. “Si tratta – spiega Marina Casini, presidente del Mpv e vicepresidente del Forum sociosanitario – di un appello alle donne, coinvolgendone quante più possibile, disposte a dichiarare che il concepito è un essere umano”. Questa iniziativa, prosegue, “affonda le radici nella nostra lunga e consolidata esperienza a servizio della vita nascente, ma, nello stesso tempo, vorrebbe essere l’occasione per realizzare una nuova mobilitazione generale che promuova e consolidi la collaborazione con altre realtà associative”. Per Casini, “le donne, in maggioranza, sono dalla parte della vita”.
Al momento è stata attivata una mail dedicata [email protected], a cui è possibile scrivere per aderire all’appello.
Ampio spazio è stato dato, durante l’incontro, al fine vita, alla legge 219 del 2017 sulle dat e alle proposte di legge sull’eutanasia, attraverso l’intervento della psicologa e psicoterapeuta Barbara Costantini dell’AIPPC, che ha messo in guardia dai rischi che corrono i più deboli e fragili e, in particolare, coloro che soffrono un disagio mentale. “In Europa una persona su quattro soffre di disturbi mentali, che comprendono malattie psichiatriche e neurologiche. In Italia una legge sull’eutanasia renderà, nel tempo, quello che oggi viene presentato come un diritto una scelta obbligata, per liberare se stessi e gli altri dalla sofferenza”. Anche perché esiste una legge sulle cure palliative, la n. 38 del 2010, ma è difficile accedervi.
Per Bova, “la legge sull’eutanasia automaticamente si annulla se c’è un buon rapporto medico-paziente. Se c’è vicinanza ai sofferenti è difficile che la persona scelga di morire. L’amore è la vera e unica risposta alla sofferenza”. Rispetto, poi, alla questione dell’obiezione di coscienza che manca nelle proposte di legge sull’eutanasia, Bova è categorico: “Noi medici cattolici, a costo di andare in galera, ci rifiuteremo di eseguire un’eutanasia”.
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tratto da LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA
I medici cattolici: “No eutanasia, pronti alla galera”
di Marco Guerra
In pieno clima di scontro sull'eutanasia si ricostituisce il Forum delle associazioni sociosanitarie cattoliche: “Un medico cattolico deve essere disposto a finire in galera pur di non eseguire un’eutanasia”.
“Un medico cattolico deve essere disposto a finire in galera pur di non eseguire un’eutanasia”. Nel presentare gli obiettivi del rifondato Forum delle associazioni sociosanitarie cattoliche, il presidente Aldo Bova ha ribadito la ferma opposizione degli operatori sanitari cattolici a tutte le ipotesi di regolamentazione dell’eutanasia e del suicidio assistito, attualmente in discussione al Parlamento, dopo che la Corte Costituzionale ha chiesto di rivalutare la legittimità dell’articolo 580 del codice penale che punisce l’istigazione al suicidio, alla luce del caso di dj Fabo.
Alla conferenza stampa tenutasi a Roma sono state presentate le iniziative di rilancio del Forum che si è ricostituito il 17 settembre 2018 con la firma dello statuto. Per l’occasione erano presenti i rappresentati delle cinque realtà che hanno dato vita a questo organismo di coordinamento: Associazione italiana pastorale sanitaria (Aipas), Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), Associazione medici cattolici italiani (Amci), Movimento per la vita (Mpv), Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi). A queste si aggiungono le recenti adesioni annunciate proprio alla conferenza stampa: il Movimento cristiano lavoratori (Mcl), l'Associazione Difendere la Vita con Maria e l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris) che raggruppa oltre 240 strutture sanitarie cattoliche tra ospedali, case di cura e centri di riabilitazione.
Il presidente Aldo Bova, che è medico ortopedico, ha sottolineato che la difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale alla luce del ministero della Chiesa Cattolica e una riflessione etica ispirata all’antropologia cristiana restano al centro dell’attività del Forum, che ha avvertito la necessità di rilanciare la sua azione politica e culturale davanti alle inderogabili sfide poste dalla “società dello scarto” e dal mal funzionamento del sistema sanitario nazionale che porta all’abbandono terapeutico specialmente delle fasce di popolazione più povere e incolte, che, secondo recenti statistiche – ha ricordato il dottor Bova – hanno un’aspettativa di vita cinque anni più breve rispetto al resto della popolazione italiana.
Il Forum – che si sta strutturando anche su base regionale e diocesana – intende quindi rinnovare il suo impegno lungo due filoni quello della “medicina diseguale”, che sarà il tema di un convegno nazionale che si terrà ad Assisi a fine ottobre, e quello dell’”umanizzazione delle medicina”, per il quale sono già stati avviati una serie di incontri di formazione in tutta Italia con il personale sanitario.
Per tornare a farsi sentire nel dibattito culturale italiano sui temi della vita e della salute, tutti i membri del Forum presenti alla conferenza stampa, tra cui la presidente del Movimento per la Vita, Marina Casini, e il presidente Ucfi, Pero Uroda, hanno posto poi l’accento sulle proposte di legge sull’eutanasia in discussione alla Camera dei Deputanti. Desta particolari preoccupazioni il fatto che nessuna delle tre proposte legislative garantisce il diritto all’obiezione di coscienza, quindi, se dovessero essere approvate senza alcuna modifica, medici cattolici e istituti religiosi sarebbero costretti ad eseguire le volontà mortifere dei pazienti, per non essere messi davanti all’eventualità di perdere il posto di lavoro o la convenzione con il servizio sanitario nazionale. “Obiezione di coscienza che attualmente non è garantita nemmeno ai tanti farmacisti cattolici – ha riferito Uroda - che sono costretti a vedere farmaci abortivi dai titolari delle farmacie in cui lavorano”.
Riguardo al fine vita è intervenuta anche la psicologa e psicoterapeuta Barbara Costantini membro del consiglio nazionale dell’AIPPC, la quale ha evidenziato i rischi legati a queste proposte di legge che aprono anche all’eutanasia per coloro che soffrono di disagi mentali.
“Alcuni passaggi di questi testi – ha spiegato la Costantini – sono molto ambigui possono portare ad interpretare la legge anche per i casi di disagio mentale”, questo perché “sono basati sul concetto della sofferenza intollerabile”.
La psicoterapeuta avverte anche riguardo alla pericolosità di una proposta che, fra le altre cose, stabilisce la possibilità di accedere all’eutanasia per prognosi con aspettative di vita inferiori ai 18 mesi: “Non è possibile fare ipotesi di questo genere in medicina, chiunque fosse dichiarato inguaribile finirebbe per poter chiedere la morte”.
La Costantini ha fatto notare che non avrebbe più senso il ruolo dello psichiatra che cura un depresso e più in generale una persona con problemi mentali, dal momento in cui lo Stato sancisse il diritto di quest’ultimo ad essere aiutato a suicidarsi. “In Italia una legge sull’eutanasia renderà, nel tempo, quello che oggi viene presentato come un diritto una scelta obbligata, per liberare se stessi e gli altri dalla sofferenza”.
Su questo punto è tornato anche il presidente Bova, il quale ha indicato il rapporto medico- paziente e l’amore delle persone care come unica vera risposta alla sofferenza e alternativa all’eutanasia.
Diversi esponenti delle sigle che hanno aderito al Forum delle associazioni socio sanitarie sono stati uditi presso le commissioni parlamentari dove sono in discussione le proposte sul fine vita. Intanto da fonti parlamentari si apprende di possibili soluzioni di compromesso, tese ad evitare un’esplicita apertura all’eutanasia attiva e al suicidio assistito ma volte a soddisfare la richiesta della Corte Costituzionale che ha sollevato dubbi di legittimità sul fatto che l’aiuto al suicidio (laddove non incida sul processo deliberativo dell’aspirante suicida) sia sanzionato come l’istigazione al suicidio. Ad ogni modo durante la conferenza stampa non si è esclusa la possibile partecipazione del forum ad eventuali manifestazioni o iniziative pubbliche per far sentire la voce del popolo pro life.
Infine, l’evento ha sancito anche il lancio ufficiale della campagna “Cuore a cuore” del Movimento per la Vita e sostenuta dal Forum. Si tratta di un’iniziativa di sensibilizzazione tesa a ribadire il legame primigenio che unisce la madre al concepito e che vuole coinvolgere le donne poiché, ritiene il presidente Casini, “sono in maggioranza dalla parte della vita”. L’obiettivo è infatti dimostrare tramite una sottoscrizione all’indirizzo mail [email protected], che le donne sono favorevoli “al diritto alla vita dei figli concepiti e che la società tutta intera si ponga senza equivoci dalla parte della vita”, riconoscendo legislativamente “che il concepito è uno di noi”.
per l'articolo qui
I medici cattolici: “No eutanasia, pronti alla galera”
di Marco Guerra
In pieno clima di scontro sull'eutanasia si ricostituisce il Forum delle associazioni sociosanitarie cattoliche: “Un medico cattolico deve essere disposto a finire in galera pur di non eseguire un’eutanasia”.
“Un medico cattolico deve essere disposto a finire in galera pur di non eseguire un’eutanasia”. Nel presentare gli obiettivi del rifondato Forum delle associazioni sociosanitarie cattoliche, il presidente Aldo Bova ha ribadito la ferma opposizione degli operatori sanitari cattolici a tutte le ipotesi di regolamentazione dell’eutanasia e del suicidio assistito, attualmente in discussione al Parlamento, dopo che la Corte Costituzionale ha chiesto di rivalutare la legittimità dell’articolo 580 del codice penale che punisce l’istigazione al suicidio, alla luce del caso di dj Fabo.
Alla conferenza stampa tenutasi a Roma sono state presentate le iniziative di rilancio del Forum che si è ricostituito il 17 settembre 2018 con la firma dello statuto. Per l’occasione erano presenti i rappresentati delle cinque realtà che hanno dato vita a questo organismo di coordinamento: Associazione italiana pastorale sanitaria (Aipas), Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Aippc), Associazione medici cattolici italiani (Amci), Movimento per la vita (Mpv), Unione cattolica farmacisti italiani (Ucfi). A queste si aggiungono le recenti adesioni annunciate proprio alla conferenza stampa: il Movimento cristiano lavoratori (Mcl), l'Associazione Difendere la Vita con Maria e l’Associazione religiosa istituti socio-sanitari (Aris) che raggruppa oltre 240 strutture sanitarie cattoliche tra ospedali, case di cura e centri di riabilitazione.
Il presidente Aldo Bova, che è medico ortopedico, ha sottolineato che la difesa della vita umana dal concepimento alla morte naturale alla luce del ministero della Chiesa Cattolica e una riflessione etica ispirata all’antropologia cristiana restano al centro dell’attività del Forum, che ha avvertito la necessità di rilanciare la sua azione politica e culturale davanti alle inderogabili sfide poste dalla “società dello scarto” e dal mal funzionamento del sistema sanitario nazionale che porta all’abbandono terapeutico specialmente delle fasce di popolazione più povere e incolte, che, secondo recenti statistiche – ha ricordato il dottor Bova – hanno un’aspettativa di vita cinque anni più breve rispetto al resto della popolazione italiana.
Il Forum – che si sta strutturando anche su base regionale e diocesana – intende quindi rinnovare il suo impegno lungo due filoni quello della “medicina diseguale”, che sarà il tema di un convegno nazionale che si terrà ad Assisi a fine ottobre, e quello dell’”umanizzazione delle medicina”, per il quale sono già stati avviati una serie di incontri di formazione in tutta Italia con il personale sanitario.
Per tornare a farsi sentire nel dibattito culturale italiano sui temi della vita e della salute, tutti i membri del Forum presenti alla conferenza stampa, tra cui la presidente del Movimento per la Vita, Marina Casini, e il presidente Ucfi, Pero Uroda, hanno posto poi l’accento sulle proposte di legge sull’eutanasia in discussione alla Camera dei Deputanti. Desta particolari preoccupazioni il fatto che nessuna delle tre proposte legislative garantisce il diritto all’obiezione di coscienza, quindi, se dovessero essere approvate senza alcuna modifica, medici cattolici e istituti religiosi sarebbero costretti ad eseguire le volontà mortifere dei pazienti, per non essere messi davanti all’eventualità di perdere il posto di lavoro o la convenzione con il servizio sanitario nazionale. “Obiezione di coscienza che attualmente non è garantita nemmeno ai tanti farmacisti cattolici – ha riferito Uroda - che sono costretti a vedere farmaci abortivi dai titolari delle farmacie in cui lavorano”.
Riguardo al fine vita è intervenuta anche la psicologa e psicoterapeuta Barbara Costantini membro del consiglio nazionale dell’AIPPC, la quale ha evidenziato i rischi legati a queste proposte di legge che aprono anche all’eutanasia per coloro che soffrono di disagi mentali.
“Alcuni passaggi di questi testi – ha spiegato la Costantini – sono molto ambigui possono portare ad interpretare la legge anche per i casi di disagio mentale”, questo perché “sono basati sul concetto della sofferenza intollerabile”.
La psicoterapeuta avverte anche riguardo alla pericolosità di una proposta che, fra le altre cose, stabilisce la possibilità di accedere all’eutanasia per prognosi con aspettative di vita inferiori ai 18 mesi: “Non è possibile fare ipotesi di questo genere in medicina, chiunque fosse dichiarato inguaribile finirebbe per poter chiedere la morte”.
La Costantini ha fatto notare che non avrebbe più senso il ruolo dello psichiatra che cura un depresso e più in generale una persona con problemi mentali, dal momento in cui lo Stato sancisse il diritto di quest’ultimo ad essere aiutato a suicidarsi. “In Italia una legge sull’eutanasia renderà, nel tempo, quello che oggi viene presentato come un diritto una scelta obbligata, per liberare se stessi e gli altri dalla sofferenza”.
Su questo punto è tornato anche il presidente Bova, il quale ha indicato il rapporto medico- paziente e l’amore delle persone care come unica vera risposta alla sofferenza e alternativa all’eutanasia.
Diversi esponenti delle sigle che hanno aderito al Forum delle associazioni socio sanitarie sono stati uditi presso le commissioni parlamentari dove sono in discussione le proposte sul fine vita. Intanto da fonti parlamentari si apprende di possibili soluzioni di compromesso, tese ad evitare un’esplicita apertura all’eutanasia attiva e al suicidio assistito ma volte a soddisfare la richiesta della Corte Costituzionale che ha sollevato dubbi di legittimità sul fatto che l’aiuto al suicidio (laddove non incida sul processo deliberativo dell’aspirante suicida) sia sanzionato come l’istigazione al suicidio. Ad ogni modo durante la conferenza stampa non si è esclusa la possibile partecipazione del forum ad eventuali manifestazioni o iniziative pubbliche per far sentire la voce del popolo pro life.
Infine, l’evento ha sancito anche il lancio ufficiale della campagna “Cuore a cuore” del Movimento per la Vita e sostenuta dal Forum. Si tratta di un’iniziativa di sensibilizzazione tesa a ribadire il legame primigenio che unisce la madre al concepito e che vuole coinvolgere le donne poiché, ritiene il presidente Casini, “sono in maggioranza dalla parte della vita”. L’obiettivo è infatti dimostrare tramite una sottoscrizione all’indirizzo mail [email protected], che le donne sono favorevoli “al diritto alla vita dei figli concepiti e che la società tutta intera si ponga senza equivoci dalla parte della vita”, riconoscendo legislativamente “che il concepito è uno di noi”.
per l'articolo qui

tratto da IN TERRIS
Il Movimento per la Vita lancia "Cuore a cuore". E sull'eutanasia, il Forum socio-sanitario insorge per l'obiezione di coscienza di Federico Cenci
Un coro di voci femminili che urli al mondo il rifiuto dell’aborto e il fatto che il concepito è un essere umano. Questo l’intento della campagna “Cuore a cuore”, lanciata ieri dal Movimento per la Vita italiano nel corso di una conferenza stampa del Forum socio-sanitario.
Cuore a cuore “Questa iniziativa - ha spiegato Marina Casini Bandini, presidente del MpVi - affonda le radici in tutta la nostra lunga e consolidata esperienza a servizio della vita nascente, ma, nello stesso tempo, vorrebbe essere l’occasione per realizzare una nuova mobilitazione generale che promuove e consolida la collaborazione con altre realtà associative”. Nel testo di presentazione dell’iniziativa si legge: “Tutte le donne recano in sé il timbro speciale dell’amore che si manifesta nell’accoglienza del più piccolo (accoglienza iscritta nella gravidanza stessa) e che è a servizio di tutta l’umanità (se non ci fossero le donne, scomparirebbero la società e la storia). Si tratta di un vero e proprio privilegio femminile. Siamo convinti che nel cuore di ogni donna c’è la conoscenza o l’intuizione che ciascun essere umano fin dal concepimento è un figlio. Le donne, in maggioranza, sono dalla parte della vita”. Presto la campagna del MpVi verrà lanciata sui social, ma è già possibile aderire inviando una mail all’indirizzo [email protected]. L’obiettivo illustrato alla stampa dalla Casini Bandini è, una volta dimostrato che una moltitudine di donne è favorevole al diritto alla vita dei figli concepiti, chiedere alle istituzioni di riconoscere a livello legislativo che il concepito è un essere umano, nonché riformare la disciplina dei consultori familiari e potenziare concrete forme di solidarietà a livello istituzionale e associativo nei riguardi delle donne in gravidanza.
Accesso alle cure per tutti e umanizzazione della medicina
Ma la conferenza di ieri è stata anche occasione per presentare altri progetti - ancora in nuce - del Forum socio-sanitario, che abbraccia diverse associazioni: Medici Cattolici, Farmacisti Cattolici, Psichiatri e Psicologi Cattolici, Movimento per la Vita, Associazione per la Pastorale della Salute, Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari, Movimento Cristiano Lavoratori e Difendere la Vita con Maria. In particolare, il Forum ha intenzione di lanciare due progetti. Il primo si propone di sconfiggere la cosiddetta “salute diseguale”. Come ha spiegato il presidente, il dott. Aldo Bova, “è stato documentato che i più poveri ed incolti non possono stare in salute come i più ricchi e i più incolti, tra queste due categorie di persone c’è una differenza media nella prospettiva di vita di cinque anni”. Il divario aumenta ulteriormente se si confrontano i pazienti del Sud con quelli del Nord Italia. Di qui la proposta che “il Sistema sanitario nazionale organizzi nei territori delle reti per individuare le persone che hanno bisogno di cura”. Previsto a fine ottobre prossimo un convegno ad Assisi sul tema “Salute diseguale. Agiamo sulla scia di Francesco d’Assisi”. La seconda iniziativa del Forum è quella di “umanizzare la medicina”. Il dott. Bova ha rilevato che “per i medici, nel rapporto con i pazienti, l’aspetto umano va sempre più scemando”. Questa lacuna - la sua riflessione - “è un fatto serio, perché se non c’è un rapporto umano, il paziente non viene seguito bene”, c’è un più alto rischio di diagnosi sbagliata che, oltre a rappresentare un problema di salute per il paziente, è un maggiore costo per le casse dello Stato. Obiettivo del Forum, pertanto, è “fare cultura dell’umanizzazione della medicina”.
Il nodo eutanasia
C’è poi un terzo aspetto che sta a cuore al Forum socio-sanitario: l’obiezione di coscienza. Il tema in questione si innesta nella più stretta attualità. La dott.ssa Barbara Costantini, dell’Associazione italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, ha preso in esame tre disegni di legge sul fine vite e ha constatato che in tutte e tre risulta assente ogni riferimento all’obiezione di coscienza. Se passeranno queste leggi - ha osservato -, “il medico si troverà obbligato a dover togliere la vita”. La Costantini ha dunque contestato che queste leggi "sono molto generiche". Si parla di sofferenza senza specificare cosa si intenda di preciso, il che può riferirsi anche a sofferenze dovute alla malattia mentale. La psicoterapeuta ha dunque snocciolato alcuni dati: “Un europeo su quattro è depresso, tra le persone depresse, il 60% ha tentazioni suicidarie e il 15% effettivamente si suicida, questi dati dimostrano che l’eutanasia attirerà una grossa fetta di popolazione che ha malattia mentale”. Ma quest’ultima - ha precisato - può essere curata con la psicoterapia e farmacoterapia, il cui accesso è tuttavia spesso negato a persone povere e inconsapevoli. “Se le istituzioni non ci danno delle alternative, l’eutanasia, che nel frattempo sta passando, diventerà non un’autodeterminazione, ma una scelta obbligata”.
A proposito della legge sul fine vita chiesta al Parlamento dalla Corte costituzionale, In Terris ha domandato ai presenti se la via di compromesso che sembra emergere dalle Commissioni Affari sociali e Giustizia della Camera di rivedere solo la parte relativa all’articolo del codice penale sull’aiuto al suicidio, possa ritenersi soddisfacente. La risposta è stata negativa. Lapidario il presidente Bova: "Noi rispondiamo alla nostra coscienza, non possiamo accettare di dare la morte". Il Forum è pronto a dare battaglia.
qui per l'articolo
Il Movimento per la Vita lancia "Cuore a cuore". E sull'eutanasia, il Forum socio-sanitario insorge per l'obiezione di coscienza di Federico Cenci
Un coro di voci femminili che urli al mondo il rifiuto dell’aborto e il fatto che il concepito è un essere umano. Questo l’intento della campagna “Cuore a cuore”, lanciata ieri dal Movimento per la Vita italiano nel corso di una conferenza stampa del Forum socio-sanitario.
Cuore a cuore “Questa iniziativa - ha spiegato Marina Casini Bandini, presidente del MpVi - affonda le radici in tutta la nostra lunga e consolidata esperienza a servizio della vita nascente, ma, nello stesso tempo, vorrebbe essere l’occasione per realizzare una nuova mobilitazione generale che promuove e consolida la collaborazione con altre realtà associative”. Nel testo di presentazione dell’iniziativa si legge: “Tutte le donne recano in sé il timbro speciale dell’amore che si manifesta nell’accoglienza del più piccolo (accoglienza iscritta nella gravidanza stessa) e che è a servizio di tutta l’umanità (se non ci fossero le donne, scomparirebbero la società e la storia). Si tratta di un vero e proprio privilegio femminile. Siamo convinti che nel cuore di ogni donna c’è la conoscenza o l’intuizione che ciascun essere umano fin dal concepimento è un figlio. Le donne, in maggioranza, sono dalla parte della vita”. Presto la campagna del MpVi verrà lanciata sui social, ma è già possibile aderire inviando una mail all’indirizzo [email protected]. L’obiettivo illustrato alla stampa dalla Casini Bandini è, una volta dimostrato che una moltitudine di donne è favorevole al diritto alla vita dei figli concepiti, chiedere alle istituzioni di riconoscere a livello legislativo che il concepito è un essere umano, nonché riformare la disciplina dei consultori familiari e potenziare concrete forme di solidarietà a livello istituzionale e associativo nei riguardi delle donne in gravidanza.
Accesso alle cure per tutti e umanizzazione della medicina
Ma la conferenza di ieri è stata anche occasione per presentare altri progetti - ancora in nuce - del Forum socio-sanitario, che abbraccia diverse associazioni: Medici Cattolici, Farmacisti Cattolici, Psichiatri e Psicologi Cattolici, Movimento per la Vita, Associazione per la Pastorale della Salute, Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari, Movimento Cristiano Lavoratori e Difendere la Vita con Maria. In particolare, il Forum ha intenzione di lanciare due progetti. Il primo si propone di sconfiggere la cosiddetta “salute diseguale”. Come ha spiegato il presidente, il dott. Aldo Bova, “è stato documentato che i più poveri ed incolti non possono stare in salute come i più ricchi e i più incolti, tra queste due categorie di persone c’è una differenza media nella prospettiva di vita di cinque anni”. Il divario aumenta ulteriormente se si confrontano i pazienti del Sud con quelli del Nord Italia. Di qui la proposta che “il Sistema sanitario nazionale organizzi nei territori delle reti per individuare le persone che hanno bisogno di cura”. Previsto a fine ottobre prossimo un convegno ad Assisi sul tema “Salute diseguale. Agiamo sulla scia di Francesco d’Assisi”. La seconda iniziativa del Forum è quella di “umanizzare la medicina”. Il dott. Bova ha rilevato che “per i medici, nel rapporto con i pazienti, l’aspetto umano va sempre più scemando”. Questa lacuna - la sua riflessione - “è un fatto serio, perché se non c’è un rapporto umano, il paziente non viene seguito bene”, c’è un più alto rischio di diagnosi sbagliata che, oltre a rappresentare un problema di salute per il paziente, è un maggiore costo per le casse dello Stato. Obiettivo del Forum, pertanto, è “fare cultura dell’umanizzazione della medicina”.
Il nodo eutanasia
C’è poi un terzo aspetto che sta a cuore al Forum socio-sanitario: l’obiezione di coscienza. Il tema in questione si innesta nella più stretta attualità. La dott.ssa Barbara Costantini, dell’Associazione italiana Psicologi e Psichiatri Cattolici, ha preso in esame tre disegni di legge sul fine vite e ha constatato che in tutte e tre risulta assente ogni riferimento all’obiezione di coscienza. Se passeranno queste leggi - ha osservato -, “il medico si troverà obbligato a dover togliere la vita”. La Costantini ha dunque contestato che queste leggi "sono molto generiche". Si parla di sofferenza senza specificare cosa si intenda di preciso, il che può riferirsi anche a sofferenze dovute alla malattia mentale. La psicoterapeuta ha dunque snocciolato alcuni dati: “Un europeo su quattro è depresso, tra le persone depresse, il 60% ha tentazioni suicidarie e il 15% effettivamente si suicida, questi dati dimostrano che l’eutanasia attirerà una grossa fetta di popolazione che ha malattia mentale”. Ma quest’ultima - ha precisato - può essere curata con la psicoterapia e farmacoterapia, il cui accesso è tuttavia spesso negato a persone povere e inconsapevoli. “Se le istituzioni non ci danno delle alternative, l’eutanasia, che nel frattempo sta passando, diventerà non un’autodeterminazione, ma una scelta obbligata”.
A proposito della legge sul fine vita chiesta al Parlamento dalla Corte costituzionale, In Terris ha domandato ai presenti se la via di compromesso che sembra emergere dalle Commissioni Affari sociali e Giustizia della Camera di rivedere solo la parte relativa all’articolo del codice penale sull’aiuto al suicidio, possa ritenersi soddisfacente. La risposta è stata negativa. Lapidario il presidente Bova: "Noi rispondiamo alla nostra coscienza, non possiamo accettare di dare la morte". Il Forum è pronto a dare battaglia.
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